Ciao, da Parigi volevo fare un salto a Londra, ma son
capitato a Roma, mi è venuto alla mente che mentre i famosi moti del 1821
mettevano in subbuglio l’italica penisola e nascevano mille e più società
segrete moriva un grande Poeta: John Keats. Assaporo un caffè con l’immancabile
Blondes tra le labbra, leggo con voi
alcuni suoi versi:
Compassione ti chiedo – e pietà – e amore – sì amore
Compassione ti chiedo – e pietà – e amore – sì amore,
Un amore misericordioso che strazio soltanto non sia,
Costante, innocente, con un pensiero solo dominante,
Senza veli o maschere, che anche nudo sia puro!
Tutta, tutta, lasciami averti – mia!
La tua forma e la tua bellezza, quel veleno dolce
D’amore, il tuo bacio, e le tue mani, e gli occhi divini,
Il seno caldo, bianco, luminoso capace di mille piaceri –
Tu stessa – la tua anima – per pietà, tutta lasciamo averti,
E non tenerti un atomo solo – o morirò –
Se vivessi sarebbe come servo miserabile,
Dimentico, tra tanta inutile infelicità,
Ch’abbia un senso la vita – il palato della mente
Perdendo il suo gusto, la mia ambizione la vista
John Keats, Poesie, Milano, Mondadori 1996, p. 301
I Poeti suscitano in me tenerezza e ammirazione. Sono eterni
bambinoni, allocchi pronti a bersi qualunque cosa dica loro una donna. I poeti
amano, amano con il cuore con la testa con il corpo, altro che il sadomaso annacquato
di certi romanzetti contemporanei. I poeti amano, possono amarne una o le amano tutte
e soffrono anche quando le sculacciano: non è il caso del tenero John. Sono
perennemente insicuri e se sono sicuri hanno fame, necessità di altro. Lo
stesso Keats che di certo non è famoso per l’erotismo ha bisogno di seni e
labbra da baciare, perché la poesia è passione e il poeta, spesso, è un maschio alfa
travestito da agnello.
Ora vado a cercar una musa o almeno del buon vino
Vostro
Wolf Inkless
Immagini prese dalla rete
Keats ritratto da Severn
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