lunedì 13 marzo 2017

Keats, l'amore, il veleno e le sculacciate


Ciao, da Parigi volevo fare un salto a Londra, ma son capitato a Roma, mi è venuto alla mente che mentre i famosi moti del 1821 mettevano in subbuglio l’italica penisola e nascevano mille e più società segrete moriva un grande Poeta: John Keats. Assaporo un caffè con l’immancabile Blondes tra le labbra, leggo con voi alcuni suoi versi:


Compassione ti chiedo – e pietà – e amore – sì amore


Compassione ti chiedo – e pietà – e amore – sì amore,

Un amore misericordioso che strazio soltanto non sia,

Costante, innocente, con un pensiero solo dominante,

Senza veli o maschere, che anche nudo sia puro!

Tutta, tutta, lasciami averti – mia!

La tua forma e la tua bellezza, quel veleno dolce

D’amore, il tuo bacio, e le tue mani, e gli occhi divini,

Il seno caldo, bianco, luminoso capace di mille piaceri –

Tu stessa – la tua anima – per pietà, tutta lasciamo averti,

E non tenerti un atomo solo – o morirò –

Se vivessi sarebbe come servo miserabile,

Dimentico, tra tanta inutile infelicità,

Ch’abbia un senso la vita – il palato della mente

Perdendo il suo gusto, la mia ambizione la vista

 John Keats, Poesie, Milano, Mondadori 1996, p. 301

 

I Poeti suscitano in me tenerezza e ammirazione. Sono eterni bambinoni, allocchi pronti a bersi qualunque cosa dica loro una donna. I poeti amano, amano con il cuore con la testa con il corpo, altro che il sadomaso annacquato di certi romanzetti contemporanei. I poeti amano, possono amarne una o le amano tutte e soffrono anche quando le sculacciano: non è il caso del tenero John. Sono perennemente insicuri e se sono sicuri hanno fame, necessità di altro. Lo stesso Keats che di certo non è famoso per l’erotismo ha bisogno di seni e labbra da baciare, perché la poesia è passione e il poeta, spesso, è un maschio alfa travestito da agnello.    

Ora vado a cercar una musa o almeno del buon vino

Vostro

Wolf Inkless

Immagini prese dalla rete
Keats ritratto da Severn
 

 

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